In questa sezione troverete le risposte alle domande più frequenti su bocca e denti:
- Sbiancamento Professionale
- Chirurgia Orale
- Endodonzia
- Igiene Orale e Profilassi
- Implantologia
- Odontoiatria Estetica
- Ortodonzia Classica
- Ortodonzia Invisibile
- Parodontologia
- Protesi
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SBIANCAMENTO PROFESSIONALE
Esistono in commercio numerosi sistemi di sbiancamento dentale, che possono per semplicita' essere divisi in due grandi famiglie: quelli venduti nelle farmacie e quelli di tipo professionale, usufruibili soltanto presso uno studio odontoiatrico.
I primi hanno concentrazioni di agente sbiancante tali da non poter danneggiare i tessuti orali, ma al contempo sono meno efficaci. Gli altri, quelli cioe' utilizzabili solo in uno studio odontoiatrico permettono di ottenere risultati sorprendenti e nessun danno, se utilizzati lege artis.
Lo sbiancamento dentale e’ sicuro?
Certo. E’ stato dimostrato in studi clinici durati molti anni, che lo sbiancamento dentale, eseguito con la supervisione del proprio dentista, e’ sicuro ed efficace. Il composto principale dei sistemi di sbiancamento e’ il perossido di carbammide, materiale che puo' essere usato in tutta sicurezza.
Come funziona?
Durante l’applicazione, il perossido di carbammide si scinde e l’ossigeno penetra lo smalto e la dentina attivando l’azione sbiancante.
La struttura dei denti non subisce alterazioni. Viene semplicemente schiarito il colore del dente.
Dopo aver visitato il paziente, aver appurato la possibilità di eseguire il trattamento, si inizia la terapia con una seduta di igiene orale. Questa permette la completa rimozione di placca e tartaro dalla superficie dentale e la guarigione del tessuto gengivale, che sarebbe il primo a risentire di un trattamento sbiancante eseguito su tessuti non sani.
Successivamente si applicano le precauzioni necessarie per isolare il campo di applicazione della sostanza sbiancante che viene quindi applicata sulla superficie esterna dei denti. Dopo circa 30 minuti con la contemporanea applicazioni di una luce che ha la funzione di attivare lo sbiancante, si rimuove il gel terminando la terapia.
Si invita il paziente a non utilizzare cibi o bevande particolarmente pigmentati (vino rosso, caffe’, te’) e non fumare nelle ore immediatamente dopo il trattamento.
Quanto tempo ci vuole?
I risultati sono spesso visibili dopo la prima seduta. Il bianco naturale del dente si raggiunge spesso gia' dopo la seconda seduta.
Vi verra' spiegato in dettaglio cosa potete attendervi dal trattamento nel vostro caso.
Esiste qualche effetto collaterale?
Durante i giorni della terapia, un numero ristretto di pazienti potrebbe constatare un aumento della sensibilita' verso il caldo o il freddo. Questa lieve sintomatologia puo' essere trattata con un antinfiammatorio consigliato dal dentista. La sensibilita' normalmente recede entro le prime 48 ore dal completamento della procedura.
Quanto durera' l’effetto sbiancante?
La durata del trattamento dipende essenzialmente dal paziente. Praticare una buona igiene orale quotidiana e soprattutto dopo aver consumato cibi o bevande che macchiano, potrebbe anche rendere il trattamento definitivo o durare molti anni.
Non e’ possibile affermare con certezza ogni quanti mesi dovrebbe essere eseguito il nuovo trattamento sbiancante. Questo perche' sono innumerevoli le variabili che modificano la pigmentazione dentale, che vanno dalla dieta e dalle abitudini del paziente (fumo, caffe’, vino), all’igiene orale domiciliare e alle caratteristiche dei denti e della saliva.
Quale e’ la differenza tra lo sbiancamento professionale e quello venduto nelle farmacie?
Innanzitutto varia la percentuale e conseguentemente la pericolosita' e l’efficacia del prodotto utilizzato. Il risultato ottenibile utilizzando i sistemi sbiancanti acquistabili in farmacia richiede un tempo di gran lunga superiore ed una costanza nel trattamento non paragonabili a quelli che vengono offerti in uno studio odontoiatrico. Se sono richiesti dai 14 ai 21 giorni di applicazione per quelli domiciliari (per almeno un’ora al giorno), presso il nostro studio, con 3 – 4 sedute da un’ora ciascuna si ottengono risultati nettamente migliori e soprattutto duraturi nel tempo rispetto a quelli ottenuti con le tecniche fai-da-te. Non dimentichiamoci inoltre, che non tutti possono utilizzare gli agenti sbiancanti poiche' sono sostanze altamente dannose che potrebbero provocare danni irreversibili se utilizzati prima di una visita specialistica.
CHIRURGIA ORALE
Nonostante uno dei piu' nobili compiti dell’odontoiatra sia quello di conservare il piu' a lungo possibile gli elementi dentali, capita talvolta di dover procedere ad un’estrazione poiche' non e’ piu' possibile “curare” le normali patologie a cui puo' andare incontro un dente.
Un discorso a parte deve pero' essere fatto per i terzi molari (anche definiti denti del giudizio). Questi denti (che erompono normalmente tra i 17 e i 21 anni) vengono spesso estratti per salvaguardare e prevenire patologie a carico dei denti adiacenti, o per ripetute infezioni.
Quali sono i problemi causati dai denti del giudizio?
Spesso accade che mandibola ed osso mascellare siano troppo piccoli per permettere la normale eruzione dei denti del giudizio. Questi potranno quindi essere parzialmente o totalmente inclusi nell’osso e nella gengiva, e condurre a patologie che si risolvono talvolta solo con la loro estrazione, nonostante costituiscano, quando sono sani, un patrimonio per la bocca del paziente.
L’estrazione dei terzi molari dovra' essere eseguita nei seguenti casi:
- quando gli elementi favoriscono ripetute infezioni causando gonfiore, ascessi, dolore e difficolta' nei movimenti della bocca;
- quando possono danneggiare i denti adiacenti e non si possa intervenire in maniera diversa se non con l’estrazione;
- quando e’ previsto un trattamento ortodontico ed e’ necessario spazio;
- quando gli elementi siano non allineati con gli altri e rendono difficili la normale igiene orale andando piu' facilmente incontro a problemi parodontali.
A quale eta' intervenire?
Le estrazioni dei denti del giudizio sono indicate in pazienti giovani, in modo da intervenire quando gli elementi non si siano completamente formati, previo precisa diagnosi intercettiva. Intervenire in anticipo comporta minor invasività nell’estrazione consentendo un minor tempo di guarigione, riducendo al minimo i fastidi post operatori.
Cosa accade dopo l’estrazione?
Al termine di un’estrazione, specialmente per gli elementi dell’arcata inferiore, e’ possibile notare gonfiore e fastidio, che sono normale parte del processo di guarigione. La sensazione di intorpidimento e formicolio della zona possono persistere per un periodo limitato di tempo dopo l’estrazione per poi scomparire.
Il dolore si presenta spesso quando termina l’effetto dell’anestesia, ma puo' essere controllato con l’assunzione di un antidolorifico.
Il sanguinamento verra' controllato in sede chirurgica, e il paziente viene dimesso a solo quando sia iniziato il processo di coagulazione.
Il gonfiore raggiunge dopo 24 ore dall’intervento le massime dimensioni e puo' durare fino ad una settimana.
Ricordiamo che i sintomi e i segni sopra elencati possono presentarsi anche per le estrazioni di denti diversi da quelli del giudizio, in maniera proporzionale al tempo impiegato per l’estrazione e le difficoltà che variano da caso a caso.
Per i suddetti motivi le estrazioni dentarie possono essere paragonate ad interventi chirurgici veri e propri, ed e’ per questo necessario attenersi ad alcune semplici regole e precauzioni nei giorni successivi. Seguire le indicazioni accelerera' il processo di guarigione evitando spiacevoli complicazioni.
Cosa FARE dopo l’estrazione?
- Tenere una garza stretta tra i denti sulla zona dell’estrazione per 20 – 30 minuti. In questo modo si facilita il processo di coagulazione;
- applicare del ghiaccio sulla guancia della parte interessata all’estrazione;
- dormire con la testa sollevata da uno o piu' cuscini, in modo da ridurre il gonfiore ed il sanguinamento postoperatorio;
- seguire una dieta composta da cibi liquidi o semi – liquidi in modo da evitare la disidratazione per i primi 2 – 3 giorni dopo l’intervento;
- riposare nei giorni seguenti l’estrazione aiutera' il processo di guarigione riducendo le complicanze;
- proseguire la terapia farmacologia come indicato dall’odontoiatra;
- attuare le normali norme igieniche del cavo orale (spazzolino, filo interdentale, etc.) ma con piu' delicatezza nella zona interessata dall’intervento;
- eseguire sciacqui con collutorio a base di clorexidina per la prima settimana dopo l’intervento, due volte al giorno, dopo aver lavato i denti. Al posto della clorexidina puo' essere usata acqua ossigenata 10 – 12 volumi diluita con acqua (1 parte acqua ossigenata, 1 parte di acqua).
Cosa NON FARE dopo l’estrazione?
- Non sciacquare la bocca per le prime 4 ore dopo l’estrazione;
- non assumere cibi o bevande caldi;
- non assumere cibi consistenti e gommosi per i primi 2 – 3 giorni;
- non fumare per i primi 2 – 3 giorni;
- non applicare oggetti caldi nella zona sottoposta ad estrazione;
- non masticare gomme per i primi 2 – 3 giorni dopo l’estrazione;
- non assumere farmaci contenenti acido acetilsalicilico (per es. Aspirina®), che potrebbero interferire con il processo di coagulazione;
- starnutire a bocca aperta nel caso di estrazioni dei denti del giudizio superiori;
- non lavare i denti adiacenti alla zona dell’estrazione la sera dell’intervento;
- non praticare attività fisiche pesanti o sportive per i primi 2 – 3 giorni dopo l’estrazione.
Come comportarsi in caso di emorragia?
- Rimanere in piedi o seduti ma NON sdraiarsi;
- rimuovere eventuali coaguli dal cavo orale;
- mordere tenacemente nella zona dell’estrazione una garza bagnata o un fazzoletto pulito per non meno di 30 minuti;
- Applicare impacchi di ghiaccio finche' la coagulazione non e’ ripresa.
ENDODONZIA
L’endodonzia e’ quella disciplina dell’odontoiatria che si occupa della diagnosi e del trattamento dei processi fisiologici e patologici della polpa dentaria e dei tessuti periradicolari.
Cosa si intende per “devitalizzazione”, “trattamento endodontico”, “terapia canalare” di un dente?
Eseguire una terapia endodontica significa rimuovere la parte vitale del dente dalle cavita' presenti all’interno della corona e delle radici, disinfettare e poi riempire questo spazio con un materiale inerte biocompatibile sigillando ogni possibile entrata ed uscita ai batteri presenti nella cavita' orale.
Perche' si esegue un trattamento endodontico?
- La presenza di carie molto profonda che si avvicina alla polpa o la invade parzialmente comporta dolore piu' o meno forte. L’unica terapia possibile per ridurre il dolore e salvare il dente prevede il trattamento endodontico;
- in presenza di lesioni radiotrasparenti a livello dell’apice del dente (granulomi o cisti);
- denti che devono essere preparati protesicamente talvolta necessitano di una terapia endodontica per prevenire un danno pulpare seguente alle manovre protesiche;
- elementi che devono essere separati o a cui deve essere asportata una radice per motivi parodontali;
- accentuata sensibilita' dentinale agli stimoli termici e chimici;
- fratture coronali che interessano il tessuto pulpare in maniera severa;
- necessita' di una ritenzione endocanalare per la stabilita' di una ricostruzione della corona.
Quali sono le fasi di un trattamento endodontico?
- Eliminazione dei residui pulpari dal sistema endodontico;
- sagomatura e detersione dei canali per rimuovere meccanicamente e chimicamente il tessuto infetto, e conferire ai canali una forma conica, levigata e pulita che ospitera' i materiali da riempimento. I moderni strumenti al nichel – titanio permettono di ottenere trattamenti piu' veloci, più predicibili e durati nel tempo;
- otturazione canalare, che consiste nel riempimento tridimensionale dello spazio endodontico con materiali biocompatibili, termoplastici che impediscano una colonizzazione batterica.
Cosa si intende per ritrattamento endodontico?
Talvolta il risultato di un precedente trattamento endodontico inadeguato, puo' condurre a problemi che si possono verificare immediatamente dopo l’intervento o in modo tardivo. I danni, che sono spesso evidenziabili con una radiografia endorale, possono essere granulomi, ascessi, fratture radicolari, variazioni del colore dell’elemento, dolore alla masticazione. Per risolvere in maniera definitiva questi problemi e’ necessario ricorrere ad un ritrattamento endodontico, che puo' spesso permettere di “salvare” il dente evitando una fastidiosa estrazione. Ovviamente il tempo e l’impegno richiesto e’ maggiore rispetto a quello necessario per un primo trattamento endodontico.
IGIENE ORALE E PROFILASSI
La saliva, composta essenzialmente da acqua, presenta nella sua composizione anche molteplici molecole, di diversa natura, da anticorpi a proteine, da cellule a sali minerali.
Questo insieme di sostanze ricopre tutto l’ambiente orale, sia i tessuti duri che quelli molli. Questa pellicola, se da una parte protegge le strutture, dall’altra permette anche un accumulo continuo di sostanze dannose per i tessuti (la placca batterica). Questo ulteriore strato di sostanze organiche puo' e deve essere rimosso con una accurata e costante igiene orale, anche domiciliare, poiche' e’ la prima causa di carie e malattie parodontali.
La placca si accumula sui denti e tra un dente e l’altro; e’ necessario quindi utilizzare lo spazzolino in maniera corretta ed il filo interdentale dove lo spazzolino non arriva, cioe’ tra un dente e l’altro.
Quando la placca non viene rimossa per un determinato periodo di tempo, essa solidifica trasformandosi in tartaro. La placca ed il tartaro non rimossi andranno a danneggiare le gengive ed i tessuti che circondano il dente. Questo processo infiammatorio provochera' inizialmente danni reversibili (viene anche definito gengivite) per proseguire se non interrotto in danni irreversibili dei tessuti piu' profondi (arrivando alla parodontite) che puo' portare alla perdita degli elementi dentali.
Per ottenere denti e gengive sane e’ necessario spazzolare i denti ogni volta che si e’ finito di mangiare, e con una attenzione particolare la sera prima di andare a riposare.
Lo spazzolino deve avere setole arrotondate, di una durezza media (per la maggior parte dei pazienti, a meno che l’odontoiatra non consigli una durezza particolare) e della grandezza giusta per poter raggiungere agevolmente tutte le superfici dei denti.
Uno spazzolino consumato, con le setole aperte e non piu' elastiche, non solo non svolgera' più la sua funzione ma potra' anche danneggiare i tessuti molli. Per questo motivo dovrebbe essere sostituito ogni 2 – 3 mesi o comunque non appena le setole iniziano a piegarsi e a consumarsi.
Per capire dove la placca si accumula piu' facilmente e dove non passiamo con il filo interdentale e con lo spazzolino, sono utili le compresse rilevatrici di placca, che messe in bocca e lasciate sciogliere indicheranno con un colore piu' scuro dove e’ necessaria una maggiore meticolosita' nell’igiene.
Come si deve utilizzare lo spazzolino?
- Posizionare lo spazzolino con un angolo di 45° rispetto al dente e con le setole all’interno del solco gengivale;
- eseguire movimenti minimi in avanti e indietro in modo da pulire uno o al massimo due denti per volta, togliendo dal solco e portando verso la superficie masticatoria del dente;
- eseguire questo movimento su tutte le superfici dentali, mentre sulla superficie verso la lingua e il palato dei denti anteriori posizionare lo spazzolino in posizione verticale;
- applicare una forza minima per evitare danni da spazzolamento come le abrasioni sulla superficie esterna di tutti i denti, mentre e’ possibile spazzolare piu' energicamente sulle superfici masticatorie dei denti.
Come si usa il filo interdentale?
Utilizzare il filo interdentale e’ di fondamentale importanza proprio nella zona dove spesso iniziano i processi cariosi e i disturbi gengivali.
- Tagliare circa 50 cm di filo interdentale (cerato o non cerato) ed arrotolarlo a ciascun dito medio. Tenere il filo teso e muoverlo in base alle necessita' impugnandolo tra indice e pollice;
- quando il file raggiunge la curva gengivale abbracciare con il filo stesso un dente per volta e portare via l’accumulo di placca con un movimento verso la superficie masticatoria;
- ripetere la procedura per ogni spazio interdentale e anche per la parete posteriore dell’ultimo dente;
Cosa sono lo scovolino interdentale ed il filo SuperFloss?
Nei casi di difficoltà nell’utilizzo del filo interdentale, o in caso di protesi a ponte, impianti o apparecchi ortodontici, puo' essere particolarmente utile l’utilizzo degli scovolini interdentali o di appositi fili interdentali che hanno una parte rigida agli estremi che ne facilita l’inserzione nelle zone da pulire.
Gli scovolini si usano facendoli scorrere tra un dente e l’altro a livello della gengiva e con delicati movimenti di va e vieni. Si consiglia l’utilizzo dello scovolino prima dello spazzolino, per permettere una efficacia maggiore del dentifricio. Non utilizzare mai lo scovolino con il dentifricio poiche' si puo' andare incontro ad abrasioni.
IMPLANTOLOGIA
Parlando di implantologia ci occupiamo della sostituzione degli elementi dentari con impianti creati in materiale biocompatibile che sostituiscono la radice dei denti persi.
Che cos'e’ l'impianto?
L'impianto e’ una vite in titanio (lo stesso che si utilizza per le protesi ortopediche quali anca, spalla, ginocchio o come strumento di fissazione rigida in caso di fratture gravi) che puo' avere diverse forme e dimensioni, scelte dall’odontoiatra in base alle caratteristiche del paziente ed al risultato che si vuole ottenere.
A cosa servono gli impianti?
Sostituire i denti che non e’ piu' possibile mantenere nel cavo orale con impianti osteointegrati ha permesso di riabilitare la masticazione con protesi fisse anche nei pazienti che sarebbero stati destinati alla protesi mobile, totale o parziale.
Nei casi in cui i pazienti siano edentuli ma ancora con sufficiente tessuto osseo in determinate zone dell’osso mascellare e della mandibola, si possono programmare due o piu' impianti che trasformeranno la protesi mobile totale (meglio conosciuta come “dentiera”) in una protesi mobile ma con degli attacchi che ne aumentano notevolmente il comfort e la funzionalita' durante la masticazione.
Quali esami e visite sono necessarie per l’implantologia?
Prima di programmare un intervento che e’ a tutti gli effetti un atto chirurgico, sono necessari alcuni esami strumentali che sono di aiuto per l’operatore. Una ortopanoramica e le radiografie endorali della zona che dovra' essere sottoposta ad intervento sono esami utilissimi, facili e veloci da eseguire.
In molti casi pero', sono necessari altri esami piu' specifici che sono la TC DentaScan (cioe’ la Tomografia Computerizzata specifica per il cavo orale) e le ricostruzioni tridimensionali della zona che verra' sottoposta ad intervento.
Infatti spesso l’ortopanoramica e le endorali non ci danno informazioni accurate sulla posizione di molteplici strutture anatomiche nobili, quali il canale mandibolare che ospita l’omonimo fascio vascolo nervoso, il seno mascellare, i fori mentonieri e altre strutture. Inoltre la radiologia classica non ci permette di visualizzare le tre dimensioni, quindi lo spessore delle strutture in cui andiamo a lavorare. Per questo motivo e’ necessaria la tomografia. Ovviamente non si tratta di un esame radiografico di routine, percio' va prescritto esclusivamente in caso di necessita'.
La rigenerazione ossea
La rigenerazione ossea guidata ha permesso di ampliare le possibilita' di posizionare impianti, consentendone l'utilizzo anche in situazioni sfavorevoli da un punto di vista anatomico. L'applicazione di particolari membrane che separano l'osso dai tessuti circostanti permette la rigenerazione delle cellule ossee con buoni risultati clinici ed il recupero di piccoli difetti ossei.
Cosa si intende per carico immediato post-estrattivo?
Quando si parla di carico immediato degli impianti si intende posizionare l’impianto e le corone (capsule) nella stessa seduta, permettendo al paziente di poter utilizzare da subito gli impianti per la masticazione (per questo si intende carico immediato come carico masticatorio).
Se parliamo di carico immediato post-estrattivo intendiamo posizionare impianto e corona subito dopo l’estrazione dell’elemento dentario.
Quali sono le fasi a cui si deve sottoporre il paziente?
Se prendiamo in considerazione le tradizionali tecniche, e’ prevista una prima seduta in cui si estraggono i denti come precedentemente programmato. Dopo circa un mese si programma il posizionamento degli impianti; se ovviamente ci troviamo in condizioni in cui gli elementi dentari mancano o sono stati estratti in precedenza e quindi si abbia gia' lo spazio per gli impianti non sara' necessario aspettare che l’osso si sia riformato dove prima c’erano gli elementi dentari. Gli impianti a questo punto rimarranno sommersi per almeno novanta giorni (tre mesi). In questo intervallo di tempo, che oscilla tra i tre e i cinque mesi il paziente si comportera' come prima di inserire gli impianti, con l’unica accortezza di eseguire una meticolosa igiene orale e della zona dove e’ stato posizionato l’impianto.
E' possibile inserire gli impianti dove non c'e’ sufficiente osso?
Le tecniche di rigenerazione ossea, che vanno dagli innesti ossei, alla distrazione e all'espansione ossea, hanno permesso di inserire impianti anche in pazienti che fino a poco tempo erano destinati alla protesi tradizionale. I riempimenti nel seno mascellare con osso del paziente e/o eterologo e l'espansione ossea sono tecniche ormai consolidate. La distrazione ossea e la osseo-rigenerazione mediante PRP o cellule staminali sono tecniche di grande successo anche se di recente acquisizione, e con le quali si ottengono ottimi risultati solo in mani esperte. Le tecniche rigenerative ad oggi sono sicure e predicibili, anche se la valutazione ultima spetta all’odontoiatra che valutera' il caso analizzando molteplici aspetti.
Come mi dovro' comportare dopo l’inserimento di uno o piu' impianti?
L’intervento chirurgico prevede la maggior parte delle volte il posizionamento di uno o piu' punti di sutura. Rimarranno in sede da 1 a 2 settimane, dopodiche' verranno rimosse. In questo periodo di tempo il paziente dovra' essere particolarmente attento all’igiene della zona che ha subito l’intervento, applicando del gel a base di clorexidina ed eseguendo sciacqui con un collutorio apposito che preveda una azione antibatterica. Per i primi giorni, potra' spazzolare i denti facendo attenzione alla zona dell’intervento in cui sono ancora presenti le suture.
Dopo la rimozione di quest’ultime il paziente dovra' curare l’impianto con la massima accortezza fino al posizionamento, dopo circa tre mesi, delle capsule sopra i propri impianti. L’accumulo di placca e’ la prima causa di insuccesso per la durata di un impianto.
ODONTOIATRIA ESTETICA
Intarsi estetici
Un intarsio e’ un restauro che viene creato dal laboratorio odontotecnico partendo da una impronta della bocca del paziente che poi viene cementato alla poltrona in un secondo appuntamento.
La scelta di eseguire un intarsio e’ dettata dalla necessita' di ricostruire molari o premolari molto danneggiati ed ottenere al contempo il miglior risultato estetico e funzionale senza ricorrere alla copertura dei denti con una capsula.
Quando e’ indicato un intarsio?
- In elementi la cui sostanza sana rimasta e’ esigua;
- per ottenere il miglior risultato estetico e funzionale;
- in alternativa all’amalgama d’argento;
- in alternativa a restauri in composito molto estesi che potrebbero non essere sufficientemente robusti e resistenti ai carichi masticatori.
Di che materiale sono fatti gli intarsi?
Gli intarsi possono essere eseguiti in oro, ceramica o resine composite. Il primo materiale ad essere utilizzato e fino a pochi anni fa anche l’unico, era l’oro. L’avvento di nuove tecniche e materiali ha permesso all’odontoiatria di potersi avvalere anche di materiali che fossero dello stesso colore del dente, senza pero' rinunciare ai risultati funzionali e di durata offerti dall’oro.
Il materiale con cui eseguire un intarsio e’ ovviamente scelto in base alle esigenze estetiche del paziente e alla condizione dei suoi elementi dentali.
Bisogna quindi tener a mente il notevole carico masticatorio a cui i denti posteriori sono sottoposti, lo stato di tessuto sano residuo, lo stato dei tessuti molli che circondano il dente, il colore degli altri elementi dentali.
Come si prepara un intarsio?
Si inizia rimuovendo dal dente la sostanza danneggiata modellandolo al contempo in modo tale da poter successivamente alloggiare l’intarsio. A questo punto viene presa un’impronta del dente e degli attigui in modo da poter ricreare una copia della zona su cui si costruira' il manufatto.
Lo spazio che andra' ad alloggiare l’intarsio viene chiuso con un materiale provvisorio.
Tutto il materiale ottenuto (impronta, foto, colore, cere) viene inviato al laboratorio odontotecnico che creera' l’intarsio.
Nella seconda seduta viene rimosso il materiale da otturazione provvisorio, viene provato l’intarsio e poi cementato.
Faccette
Le faccette sono sottilissimi gusci eseguiti con materiali dello stesso colore dei denti naturali (resine composite, ceramica) che vengono cementate sui denti anteriori, sia superiori che inferiori, ricoprendone la parte esterna frontale.
La tecnica di preparazione e cementazione e’ simile a quella che si esegue per gli intarsi.
Quando sono indicate le faccette?
- Per mascherare difetti dello smalto e della dentina;
- per chiudere spazi eccessivi che talvolta ci possono essere tra i denti (diastemi);
- coprire macchie permanenti (come quelle provocate da alcuni antibiotici e dal fluoro quando assunti durante il periodo di formazione dei tessuti duri dell’organismo);
- correggere lievi irregolarità ortodontiche (denti ruotati, inclinati);
- rivestire denti fratturati, usurati, scheggiati.
Di che materiale sono fatte le faccette?
Le faccette possono essere eseguite in ceramica o resine composite. Come per gli intarsi, il materiale piu' adatto sara' scelto in base al singolo caso, sia dal punto di vista estetico che funzionale.
Come si prepara una faccetta?
Le fasi cliniche sono sovrapponibili a quelle descritte per gli intarsi. Di fatto si prepara un sottile strato di smalto dei denti anteriori, di cui si prendera' un’impronta, che e’ necessaria per la creazione del manufatto. Tra una seduta e l’altra il paziente avra' una faccetta provvisoria che viene rimossa poi per cementare quella definitiva.
Come ci si prende cure di intarsi e faccette?
Come per tutti i manufatti che vengono eseguiti nel cavo orale, una corretta ed attenta igiene orale e’ di fondamentale importanza.
Quindi lavare i denti dopo ogni pasto, passare il filo interdentale, scovolini interdentali e spazzolini monociuffio in base a quanto consigliato dall’odontoiatra, sono tutte abitudini che allungheranno la vita e non incideranno sulla qualità del manufatto.
E’ bene ricordare che intarsi e faccette necessitano di controlli regolari e periodici (al massimo ogni sei mesi) in base al caso.
Infine per prevenire danni alle faccette e’ necessario evitare di strappare il cibo ed addentare oggetti troppo duri con i denti restaurati con le faccette.
ORTODONZIA CLASSICA
Cos’e’ l’ortodonzia?
L'ortodonzia e’ la parte dell'odontoiatria che si occupa di correggere la posizione dei denti, migliorando masticazione, respirazione ed estetica.
Cosa si intende per studio ortodontico o studio del caso?
E' necessario per decidere il tipo di trattamento piu’ adatto: vengono esaminati i denti, la mandibola, la mascella, le articolazioni, la forma e il profilo del viso, il modo di masticare e di deglutire, quasi sempre con l'aiuto di radiografie, modelli e foto.
Tra le radiografie e’ necessario eseguire una radiografia ortopanoramica che serve per verificare la presenza e la posizione dei denti; una teleradiografia che serve per eseguire delle misurazioni utili per impostare il trattamento ortodontico.
I modelli dei denti, permettono di verificare come le due arcate dentarie chiudono tra loro.
Le foto danno a voi e al vostro dentista la registrazione del viso e dei denti prima del trattamento.
E’ possibile eseguire l’ortodonzia nei pazienti adulti?
Sempre piu’ adulti ricorrono al trattamento ortodontico per migliorare la masticazione e l’aspetto estetico. Essendo le ossa completamente formate, i movimenti dei denti possono impiegare tempi piu’ lunghi che negli adolescenti.
Quali sono i principali difetti ortodontici che si possono curare?
Morso aperto: si ha quando i molari chiudono tra loro, ma i denti anteriori non si toccano.
Morso profondo: si ha quando i molari chiudono tra loro, ma i denti anteriori superiori coprono troppo quelli inferiori.
Morso incrociato: si ha quando i molari chiudono, ma qualche dente superiore chiude internamente a quelli inferiori.
Quali tipi di malocclusione esistono?
Prima classe: l'arcata superiore e’ in posizione corretta rispetto a quella inferiore, ma i denti sono affollati, storti o lontani dalla loro posizione.
Seconda classe: l'arcata superiore e’ troppo in avanti o quella inferiore troppo indietro.
Terza classe: l'arcata inferiore e’ troppo in avanti, o quella superiore troppo indietro.
Quanto dura il trattamento ortodontico?
Dipende dal tipo e dalla gravita’ del problema, dall'eta’, dalla risposta individuale al trattamento e dalla diligenza nel presentarsi agli appuntamenti di controllo e seguire le indicazioni del dentista.
Quali sono gli apparecchi che si utilizzano per il trattamento ortodontico?
L'apparecchio mobile (si puo’ mettere e togliere da soli) e’ di solito usato nella prima fase di trattamento nei bambini, per espandere il palato o guidare la masticazione in posizione corretta e, ancora, per correggere abitudini come succhiare il dito e respirare con la bocca.
Gli apparecchi fissi (possono essere messi e tolti solo in studio) sono solitamente usati negli adolescenti quando quasi tutti i denti permanenti sono presenti. Consistono di attacchi (detti anche brackets) incollati sui denti; ogni attacco e’ unito agli altri da un filo metallico che puo’ essere modellato o sostituito durante le visite di controllo.
L’espansore palatale allarga un palato troppo stretto, in modo da creare spazio in caso di denti affollati.
La trazione extraorale aiuta a spostare i denti in posizione corretta.
Cosa si fa al termine del trattamento ortodontico?
Terminata la fase attiva del trattamento, molto spesso, e’ necessario usare un apparecchio per il mantenimento del risultato raggiunto, denominato contenzione o splintaggio.
E’ necessario eseguire delle estrazioni prima del trattamento ortodontico?
A seconda del tipo di malocclusione, il piano del trattamento, potrebbe prevedere delle estrazioni di denti del giudizio o di altri denti, per mantenere od ottenere i risultati desiderati.
E’ necessaria qualche dieta particolare durante il trattamento ortodontico?
E’ bene evitare cibi che si attaccano ai denti e all'apparecchio, come gomme e caramelle che possono danneggiare gli attacchi o consumare il cemento che li sostiene.
Cibi duri o croccanti come patatine, pop-corn o noccioline possono far staccare gli attacchi dai denti.
E’ necessario tagliare a piccoli pezzi cibi come carote, mele o pane duro.
Evitare, se non seguiti da immediata igiene orale, cibi come frutta secca, cereali o dolci che fermandosi tra i denti e l'apparecchio, favoriscono l'insorgere di carie.
Cosa fare per mantenere una corretta igiene orale durante il trattamento?
E' importante spazzolare i denti dopo ogni pasto e spuntino, meglio se con uno spazzolino apposito per apparecchi (spazzolino ortodontico), per rimuovere la placca che si annida piu’ facilmente intorno agli attacchi. Brevi movimenti in avanti e indietro consentono di pulire sia i denti, che gli attacchi ortodontici. Spazzolare anche il bordo gengivale e la superficie masticatoria. Alla fine, controllare denti e attacchi da vicino con uno specchio ben illuminato.
Il filo interdentale puo’ essere passato quando si e’ in trattamento con un apparecchio fisso?
E' possibile passare il normale filo interdentale, aiutandosi con aghi passafilo che ne facilitano l'inserimento tra denti e apparecchio, oppure con fili interdentali appositi per apparecchi ortodontici, dotati di un'estremita’ piu’ rigida che ne agevola lo scorrimento. Passare il filo interdentale tra dente e dente, facendolo scorrere sotto l'arco ortodontico, pulire la zona gengivale, strofinare il filo interdentale lungo la superficie dei denti e delicatamente intorno agli attacchi, cambiando il filo quando e’ sporco.
Esistono altri ausili che possono aiutare nell’igiene orale?
Adatti alla pulizia tra denti e apparecchio ortodontico e nella pulizia interdentale, soprattutto dove ci siano degli spazi piu’ larghi, sono gli scovolini interdentali. Sono di varie dimensioni e forme, da scegliere in base allo spazio da pulire.
Gli idropulsori sono strumenti che creano un getto d'acqua concentrato per aiutare a rimuovere le particelle di cibo dai denti. Utili per raggiungere aree altrimenti difficili da pulire, in modo da ridurre il rischio di gengiviti. Non sostituiscono comunque, l'uso di spazzolino e di filo interdentale.
Le compresse rilevatrici di placca sciogliendosi in bocca, colorano in maniera piu’ evidente i punti dove c'e’ maggior accumulo di placca, indicando dove insistere con pulizia.
L’utilizzo di un collutorio al fluoro aiuta a proteggere i denti dal rischi di carie.
Come si pulisce l’apparecchio mobile?
Spazzolare l'apparecchio con spazzolino e dentifricio, pulendone accuratamente anche le parti metalliche. Usare solo acqua fredda per sciacquare l'apparecchio, in quanto l'acqua calda potrebbe deformarne la resina. Apposite compresse effervescenti da sciogliere in acqua, possono essere d'aiuto per la pulizia dell'apparecchio mobile. Spazzolare accuratamente i denti e passare il filo interdentale prima di rimettere l'apparecchio.
ORTODONZIA INVISIBILE
Per tantissimi anni ottenere denti perfettamente allineati e correggere le malocclusioni si e’ ricorso agli apparecchi fissi che spesso comportavano enormi problemi relativi all’estetica del sorriso.
L’utilizzo del sistema Invisalign® permette ai pazienti di beneficiare di un trattamento ortodontico praticamente invisibile, talmente invisibile che il paziente sara' l’unico a saperlo.
Una serie di mascherine trasparenti spostera' progressivamente i denti fino ad ottenere il sorriso desiderato e senza preoccupazione estetica per tutto il tempo del trattamento ortodontico.
Questo sistema e’ confortevole e non prevede fili o attacchi fissi ai denti. E’ infatti un apparecchio mobile, che assicura al paziente la totale liberta' di mangiare e lavarsi i denti senza problemi, e soprattutto sorridere senza imbarazzo.
L’evoluzione della tecnica e gli ultimi progressi dell’informatica tridimensionale, permettono, sulla base dell’impronta dei denti, delle foto e del piano di trattamento stabilito dal dentista, di creare una serie di mascherine trasparenti che vengono sostituite man mano che i denti si spostano.
Ogni mascherina dovra' infatti essere indossata per due settimane e millimetro dopo millimetro, i denti si sposteranno fino ad assumere la posizione desiderata.
La durata sara' la stessa di quella di un trattamento tradizionale e sono comunque necessarie le visite di controllo ogni 6 settimane circa per monitorare i progressi ottenuti.
PARODONTOLOGIA
Per parlare di parodontologia e di malattia parodontale, e' necessario prima sapere da cosa e' formato il parodonto e di conseguenza capire cosa viene colpito quando si parla di malattia.
L’osso alveolare (cioe' l’osso che circonda il dente), il legamento parodontale ed il cemento radicolare (che sono le due strutture che fanno da interfaccia tra osso e dente) e la gengive, rappresentano le quattro strutture che vengono colpite dalla malattia parodontale.
La causa della malattia parodontale, anche definita gengivite e parodontite in base alla gravita' ed alla compromissione dei tessuti, e' rappresentata in primis da un’infezione batterica. Il continuo accumulo di placca prima, e tartaro poi rappresenta l’evento scatenante della patologia. Questa e' spesso indolore, almeno inizialmente, evenienza che purtroppo porta spesso i pazienti a scoprire di esserne colpiti quando i tessuti sono spesso gia' diffusamente compromessi, rappresentando una delle cause piu' frequenti di perdita degli elementi dentali. Questo e' il motivo che dovrebbe giustificare almeno due visite all’anno da un odontoiatra, che rappresenta l’unico modo per intercettare precocemente una malattia, ed intervenire terapeuticamente.
Cosa sono la placca ed il tartaro?
La placca e' una pellicola che si deposita costantemente sulla superficie dei denti ed e' composta essenzialmente da batteri e residui di cibo. Ha un colore bianco-giallastro e se non viene rimossa costantemente diventera' tartaro, che altro non e' che placca che ha cristallizzato impedendo la rimozione con i normali ausili di igiene orale. Sia la placca, che il tartaro sono i principali responsabili della malattia parodontale, che colpendo i tessuti di sostegno del dente, lo rendono sempre piu' mobile.
Quali sono i fattori che conducono alla malattia parodontale?
Dobbiamo sempre ricordare che le malattie odontoiatriche difficilmente prevedono una causa unica, bensi' vengono definite multifattoriali proprio perche' sono presenti diversi fattori, che vanno dalle caratteristiche del paziente, al tempo di applicazione dello stimolo irritativi, ai batteri.
Di sicuro pero' parlando di malattia parodontale la placca ed il tartaro rappresentano la causa scatenante. Se non c’e' placca non c’e' malattia parodontale.
Il fumo rappresenta uno dei fattori di rischio piu' importanti.
C’e' anche una predisposizione genetica che rende la risposta dei tessuti diversa da paziente a paziente, ma questo non vuol dire che se si e' predisposti geneticamente, la malattia parodontale si presenta sempre.
PROTESI
Eseguire una protesi significa sostituire qualcosa che manca. Una capsula, definita anche corona, e’ un manufatto che ricopre e “circonda” il dente, con l’intento di rinforzare il dente e migliorarne l’estetica.
Si esegue una capsula per diversi motivi:
- ricoprire denti con anatomia, forma e colore non estetici;
- sostituire una otturazione molto estesa e rinforzare il dente;
- prevenire la frattura di elementi deboli, soprattutto devitalizzati e ricostruiti con perni;
- riparare denti fratturati;
- completare un impianto dentale.
Una capsula, con quale materiale e’ creata?
Sono molteplici i materiali che possono essere scelti dall’odontoiatra per adattarsi il meglio possibile al caso preso in esame. I parametri considerati variano dall’estetica, alla funzionalita', alla posizione del dente, alla condizione della gengiva, al sorriso, al colore del dente.
I materiali di scelta possono essere scelti tra: ceramiche, leghe metalliche e resine, usati soli o in combinazione tra loro.
- Capsula in ceramica integrale: sicuramente quella che offre il risultato estetico migliore. E’ indicata negli elementi del settore frontale che dovranno sopportare un ridotto carico masticatorio.
- Capsula in oro-ceramica: e’ il tipo di protesi che viene realizzato piu' frequentemente sia per i settori anteriori che per i settori posteriori della bocca. Il carico masticatorio viene infatti distribuito sia dal guscio esterno in ceramica (quindi la protesi risultera' dello stesso colore dei denti attigui e quindi estetica) che dalla struttura interna ottenuta dalla fusione di leghe a diverso contenuto di oro.
- Capsule in resina: sono realizzate in materiale acrilico di colore simile al dente e sono indicate esclusivamente per la fase provvisoria del lavoro protesico. Talvolta vengono utilizzate anche per lunghi periodi e in tal caso vengono rinforzate con strutture interne metalliche.
Quali sono le fasi per creare una capsula?
Inizialmente vengono prese delle impronte di entrambe le arcate dentarie che forniranno un modello della bocca del paziente. Questi modelli permettono di studiare il caso in maniera approfondita e per creare delle capsule provvisorie che andranno a ricoprire i denti da trattare.
A questo punto l'odontoiatra prepara il dente rimuovendo la porzione piu' esterna per creare lo spazio necessario alla successiva ricopertura con la capsula.
Il paziente rimarra' a questo punto non meno di 3 settimane con il provvisoroi per poi passare alla parte definitiva. La fase definitiva prevede altre ulteriori impronte che saranno piu' precise delle prime eseguite e permetteranno di ottenere il manufatto protesico. Ovviamente prima della cementazione definitiva, l'odontoiatra, insieme al paziente potra' modificare eventuali piccole variazioni di colore, forma e dimensione della capsula finche’ il paziente non sara' soddisfatto del suo sorriso, ed il dentista del suo lavoro.
Come faccio a mantenere in ordine i miei manufatti protesici?
Partendo dal presupposto che una capsula altro non e’ che una protesi, e che quindi e’ qualcosa che serve a sopperire la mancanza di una parte di dente, e che quindi necessitano di una attenzione maggiore rispetto a quella che possiamo dedicare ai nostri denti sani, aggiungo che per evitare danni o fratture alle capsule, bisogna evitare di addentare cibi o oggetti troppo duri. Inoltre se una capsula per qualche motivo dovesse muoversi o addirittura decementarsi, non provare mai a fissarla da soli ma contattare lo studio dentistico.
E’ necessario spazzolare i denti coperti da capsule dopo ogni pasto, come del resto bisogna eseguire per gli altri denti, prestando particolare attenzione allo spazio tra un dente e l’altro e lo spazio dove la capsula incontra la gengiva.
Infine eseguire i controlli ogni sei mesi associati ad una corretta igiene orale domiciliare, contribuiranno al mantenimento in salute di denti, gengive e protesi.